Italiani amanti del buon cibo, dai piatti più tradizionali ai piatti esotici non mancano le occasioni per assaggiare un piatto nuovo, ricercato o rinnovato anche senza vivere in una grande città ormai. E’ il caso della più classica pizza e della più recente pinsa, un impasto con farine di cereali misti, che ha preso piede anche a Macerata con una serie di nuove attività che la propongono. Senza uscire dal centro storico, infatti, troviamo due locali piuttosto recenti che propongono questi prodotti.
Ma anche il “classico” resiste e rilancia: nella zona di piazza Mazzini infatti, al posto della pizzeria Sorriso è arrivata Napoli’s, un locale che si presenta come ristorante pizzeria e friggitoria proponendo anche altre specialità napoletane come i dolci. Guardando le foto la pizza ha l’aspetto tipico della pizza napoletana, un impasto morbido, un cornicione alto e sono presenti alcuni prodotti tipicamente napoletani come la pizza con i friarielli e la pizza fritta.
Mentre se parliamo della pinsa troviamo a Rampa Zara un locale che ha aperto da qualche anno, la Pinseria, che offre esclusivamente la pinsa, ma in mille farciture e che sembra riscuotere un buon successo tra i maceratesi. Sono comunque molti i bar ed i locali che ultimamente in città offrono, accanto ad altre specialità, anche la pinsa.
Difficile dunque capire quale sia la scelta preferita dai maceratesi che sembrano gradire entrambe le proposte culinarie.
Pizza e pinsa, le differenze
La più ben nota pizza nasce a Napoli, come tutti sappiamo, ed è fatta da farina di grano, acqua, pasta madre e pochi altri ingredienti, ma le sue origini sono antiche. Sembra infatti che fin dal 1300 ci fosse traccia di questo impasto nella storia di Napoli e che la prima pizza non sia stata la pizza Margherita, poiché all’epoca il pomodoro non era ancora arrivato in Italia, bensì una pizza bianca condita con strutto, cicoli, scaglie di formaggio di pecora, pepe e basilico, detta anche pizza Mastunicola. La pizza col pomodoro nasce nel 1800, prima con la più semplice pizza Marinara – pomodoro, aglio, olio e origano- solo in seguito arriva la più famosa pizza Margherita con mozzarella e basilico.
La pinsa in realtà sembra essere altrettanto antica, poiché qualcuno sostiene che risalga addirittura all’antica epoca romana e provenga dalle popolazioni contadine fuori le mura. Queste utilizzavano farine di diversi cereali come miglio, orzo e farro, con l’aggiunta di sale ed erbe aromatiche, gli davano poi una forma allungata, schiacciata. Il termine Pinsa deriva appunto dal latino Pinsere: allungare-schiacciare ed è arrivata ai giorni nostri come una focaccia dalla forma ovale, croccante nei bordi e morbida all’interno anche se attualmente il mix di farine utilizzato è composto da farina di frumento, riso e soia in parti diverse.
Entrambi i prodotti venivano fatti lievitare con la pasta madre, detta anche pasta acida, che era l’unico tipo di lievito esistente in passato e richiedeva lunghi tempi di maturazione degli impasti. Questo processo garantiva la digeribilità del prodotto ed è proprio uno dei motivi per cui questo tipo di lavorazione sta tornando in uso in epoca moderna.