HomeAttualitàIl Cohousing come una delle soluzioni alla crisi

Il Cohousing come una delle soluzioni alla crisi

Come ci informa saggiamente l’etimologia, il termine crisi nella sua accezione originaria vuol dire anche e soprattutto “scelta, decisione”. Ed infatti quello che sta succedendo è che dalla crisi mondiale e dal collasso progressivo del pianeta, ancora purtroppo in atto, stanno nascendo ipotesi di soluzione che implicano modalità diverse di abitare su questa terra, alla luce della sharing economy, economia della condivisione, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) prendere il posto dell’economia individualista, egoista.

Il co-housing, traducibile con “abitare condiviso”, è una di queste ipotesi, che va compresa esaminandola con un discorso cross-border a cavallo tra antropologia sociale, architettura, economia, utopie sociali e resilienza, intesa quest’ultima come la capacità, individuale o collettiva, di “adattarsi al cambiamento”, ovvero superare una crisi  riorganizzando la vita secondo modalità nuove. Quello che gli psicologi,  chiamano “adattamento creativo”. Nel caso dell’abitare condiviso, questo adattamento creativo assume più precisamente la forma di “Co-decisione creativa”, termine anche questo della psicologia moderna, che cerca di dare un nome ed un senso ai velocissimi cambiamenti del tessuto sociale. Con il co-housing, la condivisione degli spazi non avviene più tra membri della stessa famiglia allargata, ma all’interno di comunità intenzionali, ovvero comunità formate da persone che si scelgono per affinità del modo di vivere, almeno fin dove è possibile comporre le differenze individuali, nel co-housing è fondamentale il livello della progettazione, del gruppo di persone che si sceglie e insieme sceglie come e dove abitare. In qualche modo si tratta di un’utopia concreta, anzi alcuni autori sostengono che non si tratta di una teoria ma di una best practice, di una buona pratica. L’avvio della progettazione e della pratica del co-housing avvenne in Danimarca all’inizio degli anni 70, grazie al clima socio-culturale aperto e avanzato tipico dei paesi del nord Europa e all’accelerazione data dai movimenti giovanili di rinnovamento sociale di quegli anni, da lì si è allargata a livello mondiale, con tempi diversi in tutti i Paesi.

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