Annalisa Molaschi è una scrittrice lombarda e, con il suo intervento, ci spiega come viene vissuta l’emergenza covid 19 nel territorio lombardo che è stato uno dei primi ad avere a che fare con questa emergenza.
Nella zona della Lombardia in cui abiti si sono sviluppati i primi focolai di covid 19, è così?
“Si, precisamente a Codogno, che dista circa 30 chilometri da Cremona, la città in cui vivo. Purtroppo, in quest’ area, ci sono state in circolazione per molti giorni diverse persone infette inconsapevoli che, probabilmente, hanno facilitato la diffusione del virus. Inoltre, come ha commentato il Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, non si è stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi dei malati poiché le manifestazioni cliniche erano per certi versi simili a quelle influenzali. L’arrivo del virus negli ospedali della zona, poi, ha amplificato la diffusione del contagio”.
Oltre a guanti e mascherine in Lombardia i cittadini debbono usare altri dispositivi particolari per potersi muovere in casi di necessità?
“I dispositivi indispensabili sono guanti e mascherine. Come nelle altre regioni, è obbligatorio adottare tutte le misure precauzionali adeguate a proteggere se stessi e gli altri da un possibile contagio. Abbiamo l’obbligo di “distanziamento sociale” in ogni attività e solo un componente per nucleo familiare può uscire per accedere ai supermercati e alle farmacie. E’ consentito portar fuori i propri animali domestici nelle immediate vicinanze dell’abitazione, entro i 200 metri, mantenendo sempre la distanza di almeno un metro da ogni altra persona”.
I controlli delle forze dell’ordine sono molto elevati in Lombardia in questo periodo di emergenza?
“A Cremona i controlli ci sono, ma ancora tante persone non rispettano l’ordinanza. Vorrei fosse chiara a tutti la necessità di proteggere se stessi e gli altri rimanendo a casa e uscendo solo ed esclusivamente per reali necessità. Siamo in un momento delicato e difficile, ma penso sia necessario affrontare questo inatteso cambiamento di vita come un’opportunità per fare tutto quello che, nel nostro vivere frenetico di prima, spesso non ci era consentito”.
Come riesci a portare avanti la tua professione di scrittrice da casa? Con lo smart working si lavora bene?
“Fare la scrittrice di professione prevede molto di più del solo scrivere. Include la ricerca, la correzione e la riscrittura che hanno un tempo indefinito a seconda del progetto a cui si sta lavorando l’editing e, visto che scrivo soprattutto per ragazzi, la collaborazione con l’illustratore. Per tutte queste fasi iniziali basta il computer e, già prima delle restrizioni, lavoravo nel mio studio a casa o in qualunque luogo mi trovassi (difficile poter “staccare completamente” quando si hanno scadenze!). Per quanto riguarda le fasi successive e cioè gli incontri con i miei lettori nelle scuole, nelle biblioteche, nelle librerie, in fiere e saloni del libro sparsi per l’Italia, al momento sono stati sospesi. Gli incontri che erano già stati fissati sono stati solo rimandati a quando, spero presto, tutto sarà risolto. In questo periodo sto lavorando a due progetti sia per ragazzi che per adulti e sono rispettivamente nelle fasi di ricerca e scrittura del primo e di rilettura e correzione del secondo”.
Pensi di voler scrivere un libro su questa emergenza una volta terminata, per spiegarla ai giovani?
“Come ho detto, sto lavorando ad altri progetti, però questa situazione che stiamo vivendo non è soltanto un’emergenza sanitaria, ma un evento che coinvolge molti aspetti della vita personale e sociale. Tante cose stanno cambiando e cambieranno nei prossimi mesi o forse per periodi più lunghi, modi di fare e anche di pensare che saranno presenti, inevitabilmente, nelle nuove storie. Compito dello scrittore è anche essere testimone del proprio tempo”.
Pensi che gli aiuti e le informazioni che vengono prese sul Covid 19 dai medici internazionali inviati in Lombardia e non solo possano essere utili per combattere il coronavirus?
“Ogni aiuto fornito da professionisti competenti credo possa essere utile a combattere questo virus tanto contagioso”.
Anche in casa si debbono usare le protezioni che vengono raccomandate quando si esce cioè guanti e mascherine?
“Lo scopo di questi dispositivi è evitare la diffusione del virus, non c’è motivo di usarle all’interno della propria casa, a meno che non ci si trovi ad assistere persone non autosufficienti o anziane che, se infettate, potrebbero andare incontro a complicazioni. Adotto, come ho sempre fatto, le normali regole di igiene e pulizia, ma utilizzo più spesso prodotti disinfettanti”.
Pensi che con le precauzioni che vanno prese adesso per combattere il coronavirus dovremmo convivere anche una volta che si potrà ripartire con la vita di tutti i giorni?
“L’emergenza non è finita e penso ci aspettino periodi ancora difficili. Dovremo imparare a convivere con questo virus almeno fino a quando non avranno trovato il vaccino o una cura. Nell’immediato futuro immagino che dovremo evitare gli assembramenti di persone e utilizzare i mezzi di protezione individuale”.
Oltre a spazi per nuovi ospedali, mascherine, guanti e medici di cosa altro hanno bisogno i lombardi per poter combattere nel modo migliore possibile il coronavirus?
“Abbiamo bisogno di competenza, di donne e uomini giusti al posto giusto, di persone che facciano bene il loro lavoro, in ogni circostanza: nell’emergenza, come in questo periodo, ma anche nella quotidianità dei nostri giorni abituali”.
Possiamo trarre qualche insegnamento da questa situazione?
“Mi piacerebbe si riflettesse sul fatto che non sono le armi a garantire la nostra sicurezza, ma l’imparare a essere più consapevoli di cosa significhi il vivere civile insieme agli altri. La nostra sicurezza e la nostra vita dipendono dai comportamenti di tutti. E’ vero, questo terribile virus ci ha costretto per certi versi all’isolamento, che oggi, però, grazie a internet, ai social e a tutte le nuove tecnologie riguarda soprattutto gli spazi e non limita le possibilità di parlarci e confrontarci. In questo periodo di difficoltà dobbiamo cercare di far emergere il meglio di noi, le nostre passioni, i nostri desideri dando valore alle cose davvero importanti”.
di Tatiana Chiarini con la collaborazione di Francesco Ciccarelli