50 anni di stagioni liriche allo Sferisterio sono un traguardo che emoziona e quasi spaventa. Nel ricostruire i momenti salienti di questi decenni operistici allo Sferisterio ci accorgiamo di ripercorrere, semplicemente, la storia del canto lirico: tenori come Gigli, Del Monaco, Carreras, Pavarotti e Domingo, soprani come la Caballé, la Kabaivanska, Gencer, la Nilsson sono un Olimpo vocale a cui hanno fatto da contraltare scenico nomi importanti e innovativi da Ken Russell a Svoboda e Brockhaus, a De Ana e Pizzi. Ma ci accorgiamo anche che l’immenso colonnato dello Sferisterio ha sempre abbracciato, letteralmente, migliaia di maceratesi che non si limitavano ad essere pubblico: lo dimostra la bellissima mostra di fotografie delle comparse ospitata a Palazzo Buonaccorsi. Perché la verità è che la grande musica è una tradizione marchigiana e maceratese, come il ciauscolo, il verdicchio e le università secolari, che si tratti di musica composta nel passato come quella che offre il Macerata Opera Festival o composta oggi come quella proposta da Musicultura. Il lavoro che il Festival ha cercato di fare negli ultimi anni per rendere ancora lo Sferisterio un luogo di condivisione e coralità è un’operazione nuova per i mezzi che abbiamo impiegato ma davvero radicata nella storia di questo territorio, che ha una densità di teatri storici senza pari nel mondo. Solo qui poteva nascere l’idea di impiegare per l’opera uno spazio gigantesco, sproporzionato rispetto alle dimensioni della città come lo Sferisterio. Il tutto esaurito per la prima e l’eccezionale partecipazione già garantita per tutte le serate di questa stagione sono il segno della straordinaria, intatta capacità comunicativa dell’opera. Proprio in occasione della prima abbiamo voluto sul palco insieme al cast anche l’orchestra, i tecnici, tutti coloro che hanno partecipato alla creazione dello spettacolo. L’opera si vede, si ascolta e si fa insieme.”
Francesco Micheli
Tratto dal n’2 (2014) di MG Marcheguida
