A Pesaro, ogni anno a fine giugno, si riaccende la magia della settima arte. Con l’edizione 2014 il Pesaro Film Festival può affermare di aver dedicato mezzo secolo al nuovo cinema e agli autori emergenti. Quest’anno il Concorso si è contraddistinto per la forte importanza data al viaggio, sia esso fisico o mentale, con molti film “sulla strada”, come l’indiano Liar’s Dice opera prima di Geethu Mohandas, un road movie atipico nel quale madre e figlia intraprendono un difficile viaggio verso Nuova Delhi, in compagnia di un disertore dell’esercito che guida le due alla ricerca del padre scomparso. Un ritratto che parte da una sperduta comunità montana e arriva fino a una megalopoli, facendo emergere problematiche politiche e sociali dell’India contemporanea. La giuria presieduta dall’attrice, regista e cantante portoghese Maria De Medeiros e composta dalla sceneggiatrice Francesca Marciano, dal regista Daniele Vicari e dal critico e giornalista Silvio Danese ha assegnato all’unanimità il Premio Lino Micciché per il miglior film del Concorso Pesaro Nuovo Cinema a: Liar’s Dice di Geethu Mohandas (India, 2013, 103’) Con la seguente motivazione: “per aver filmato con straordinaria sensibilità umana e artistica una storia apparentemente semplice, comune. Grazie alla accurata messa in scena, che dimostra una sicura padronanza del linguaggio del cinema, e una drammaturgia via via sempre più complessa, riesce a portare lo spettatore a contatto con un universo dolente che sfugge a facili categorie, anche grazie all’ottimo lavoro degli attori. Gli esseri umani in Liar’s Dice sono immensamente soli, travolti dalle necessità materiali, spinti continuamente sull’orlo del disastro da una moltitudine di persone indifferenti le une alle altre, se non nemiche. In questo contesto il casuale incontro delle due protagoniste, la giovane madre e la sua bambina, con un uomo a sua volta solo e sbandato, costruisce l’unico appiglio che la vita offre loro. La regista, con un finale spiazzante, suggerisce l’idea che quel destino crudele è comune alla maggior parte dell’umanità, nessuno può sentirsi davvero al riparo: dentro il villaggio innevato e inanimato del finale, potremmo esserci anche noi.” La giuria ha inoltre deciso di assegnare una Menzione Speciale al film: Tierra en la lengua di Rubén Mendoza (Colombia, 2014, 89’) “per aver costruito una allegoria tragica capace di alludere sottilmente alle terribili vicende politiche e sociali della Colombia e del Cono Sur in generale. L’autore, influenzato positivamente dalla grande letteratura sudamericana, con la figura terribile di un Pater Familias che con la sua crudeltà cambia la vita di tutti coloro che lo circondano, realizza un film notevole che lascia ben sperare in un importante sviluppo del suo cinema.”
Giuliano Rossetti
Tratto dal n’2 (2014) di MG Marcheguida